Vicentini magnagati: i perché della filastrocca veneta

vicentini magnagati cosa significa

Io sono vicentina e mi occupo di gatti, indovina un po’? Quello che mi sento chiedere sempre è: “Ma è vero che a Vicenza mangiano i gatti?” e io cosa rispondo: “Io me li mangio di baci!”. Ma la filastrocca veneta è conosciutissima, e in tutta l’Italia quando una persona conosce un vicentino, la prima cosa che gli urla è “Vicentini magnagati!” :D

Inutile offendersi o arrabbiarsi, questo è il luogo comune di noi vicentini, ma scommetto che in pochi sanno quale sia la realtà e le origini di questa nomea, tanto da dover rispondere spesso alla domanda “Dove mangiare il gatto a Vicenza?“.
Tutto ha origine dalla famosa filastrocca veneta, che recita così (almeno così io l’ho imparata fin da piccola): «Vicentini magna gatti, veronesi tuti matti, padovani gran dottori, veneziani gran signori».
Ma in realtà la filastrocca veneta autentica è questa: «Veneziani, gran siori; Padovani, gran dotori; Vicentini, magnagati; Veronesi, tuti mati; Trevisani, pan e tripe; Rovigòti, baco e pipe. E Belun? Póro Belun, te se proprio de nisun!».

Ogni buon Veneto conosce la filastrocca, ognuno nella sua versione e spesso con tanta confusione, ma quello che rimane più nella mente, non è il fatto che i Padovani siano gran dottori, ma il fatto che i Vicentini mangiano i gatti :P
E’ una antica e simpatica filastrocca che etichetta ogni abitante delle province venete con qualche caratteristica che si è tramandata nella storia, tranne i poveri bellunesi, che come recita il detto “non sono nessuno” :) ovviamente scherzo, tutto questo articolo vuole essere del tutto ironico!

I motivi di alcuni appellativi di questo detto sono molto semplici da capire, i Veneziani “gran signori” perché Venezia era la Repubblica serenissima, per cui popolata da tanti grandi signori.
Mentre i padovani sono “gran dottori” per la presenza della grande ed antica università di Padova, fondata ancora nel 1300.

Ma perché “veronesi tuti mati”? Confermo che qualche veronese che conosco è davvero matto :D ma il detto deriva dal fatto che a Verona esistevano ben due manicomi, uno a San Greogio e uno a Marzana.
Un’altra interpretazione prende spunto invece dal detto “spirito montebaldino”, cioè bizzarro ed imprevedibile, dovuto all’arietta frizzante che scenderebbe dal Monte Baldo, poco sopra a Verona.
Trevisani “pan e tripe” si riferisce al piatto di trippe, piatto economico molto diffuso in tempo di guerra, mentre Rovigoti “baco e pipe” perché pare che gli abitanti di Rovigo siano sempre stati gran bevitori e fumatori (bhe, per quanto riguarda i gran bevitori, un po’ tutto il Veneto è così)
Infine i bellunesi, erano talmente fuori mano, da non essere conosciuti da nessuno.

Perché si dice Vicentini magnagati

Ma veniamo ai Vicentini, vero argomento di questo articolo. Perché si è diffuso il detto che i Vicentini mangino i gatti?
Questa diceria ha diverse fondamenta, e il fatto che si mangiasse il gatto può essere tranquillamente vero, in tempo di guerra, vista la carenza di carne che si aveva, ma la cosa può essere vera in tutta Italia.
Addirittura nel 1943 ci fu una circolare del Ministero dell’Interno che vietava proprio l’uccisione di gatti a scopo alimentare, perché c’era il rischio, senza gatti, di far proliferare i topi.
Inoltre, sotto la Repubblica di Venezia, pare che Vicenza fosse realmente la città più povera, per cui può essere vero che gli abitanti cucinassero il gatto, in mancanza di altro.

Ma ci sono varie spiegazioni al fatto che nella filastrocca proprio i Vicentini siano associati al fatto di mangiare i gatti.
Una versione fa risalire la cosa al fatto che in dialetto vicentino quando si vuol chiedere se qualcuno ha mangiato, si dica “gatu magnà?” e quindi una assonanza fonetica con la parola “gatto”. Dalle mie parti si dice comunque “Gheto magnà?” per cui la cosa può essere vera, ma forse in parte.

Un’altra spiegazione può essere il fatto che una antica famiglia vicentina, i Barbarano, fossero soprannominati “Gati”, o “Goti”, per le antiche origine barbare della famiglia.

I Veneziani tra l’altro avevano un po’ la mania di dare soprannomi, soprattutto usando la desinenza “magna”, tanto da coniare i soprannomi “magnamocoli” per i bigotti, “magnamaroni” per i ruffiani, e molti altri, soprannominando i Vicentini “magnagati”, ma perché questo soprannome proprio ai vicentini?

Come ci racconta il signor Luigi, titolare della Libreria Acqua Alta di Venezia, in questo video, pare che durante la Repubblica di Venezia, la città avesse appunto bisogno di gatti per debellare i tanti topi che popolavano le strade, portatori di peste, e i Vicentini hanno inviato in soccorso i loro gatti, in grande quantità.
Per ringraziare i Vicentini per questo dono, i Veneziani organizzarono una grande festa con un grande banchetto, ma cucinando per i Vicentini proprio i gatti! :)
Sarà andata così?

Altri dicono che invece fossero stati i Veneziani ad inviare a Vicenza i gatti per debellare i numerosi topo, e che poi qualche cuoco decise di aggiungere il gatto nel proprio menù, perché una volta terminata l’emergenza topi, di gatti in città non c’era più traccia.

Un’altra storia fa risalire il detto non a motivi culinari, ma a origini storiche. Infatti nel 1509 la Padova dei Carraresi fu attaccata dalle truppe della lega di Cambrai, di cui facevano parte anche i Vicentini, i quali utilizzavano una macchina da guerra conosciuta come “il gatto”. Ma i Padovani, per sfottere i Vicentini, appesero una lancia sulle mura della città, con una gatta appesa, in segno di disprezzo.
Da qui il detto che i Vicentini fossero dei magna gatti, anche perché poi i Vicentini, un po’ per vendetta, iniziarono a pubblicizzare il loro “gatto alla vicentina”, che non si sa se esista davvero :P

Storicamente Vicenza ha avuto comunque sempre la fama di una città piena di gatti, che li mangiassimo o meno, tanto che un esponete della poesia maccheronica dei primi del XV secolo, Teologo Folengo, detto anche Limerno Pitocco, descrive Vicenza come “plena gatellis”, ossia piena di gatti.

Quello che mi chiedo io, perché scandalizzarsi tanto per l’epitoto di “magna gatti”, quando vengono mangiati anche altri animali come il coniglio, il maiale, le mucche, ecc? E qui è la mia parte vegetariana che parla, abbiate pazienza :)

Fatto sta che non sapremo mai con chiarezza le origini di questo detto, a meno che non spunti fuori qualche documento antico che ne spieghi l’esistenza, ma tant’è che il gatto è diventato il simbolo della città di Vicenza, uno sfottò è diventato un orgoglio cittadino, almeno per me, che non potevo che nascere qui :D

Vi lascio con un divertente video su questo tema, che a noi Vicentini, ma un po’ a tutti i gattari, fa sbellicare dalle risate, è un video di Beppe Bifido, “Vicentini magnagati”, buon divertimento!

Ma elo vera che i magna i gati.mov

E tu cosa ne pensi? Hai notizie sulle origini di questo detto che possano illuminare tutti noi e spiegarci da dove arriva questa diceria? Scrivimelo nei commenti!


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3 commenti
  1. Toni
    Toni dice:

    Eh, qualcosa da aggiungere, precisare e correggere ce l’avrei proprio.
    Ma è una faccenda lunga, non da notte fonda come adesso
    Sulle storie dei gatti cercati o prestati e non restituiti a Venezia siamo nel terreno della fantasia: di reale non c’è alcunché.
    Prima del “blasone popolare” più conosciuto ci sono altri riferimenti ai gatti e ai vicentini, interessanti: in questi i gatti non diventano menu dei ristoranti
    L’ordinanza del 1943 è citata a Vicenza ma aveva in realtà valenza per tutta Italia: cioé, non era
    fatta per i vicentini.
    Ma questo è solo per stuzzicare la curiosità…
    Ci sentiamo per aggiornamenti
    Toni

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  2. Luca
    Luca dice:

    Da anni circolano voci senza fondamento reale…Il detto più probabilmente nella logica della filastrocca riguarda le caratteristiche di ogni provincia veneta e non nelle tradizioni culinarie ( trevisani pan e tripe fa riferimento al fatto che i trevigiani erano allevatori e mugnai in pratica etichettarli come “contadini o boari”) vicentini magnagati indica più probabilmente il fatto che erano furbi, scaltri nell’arte di arrangiarsi per sopravvivere in tempo di magra ( in tempi più moderni si usa anche il detto: “te si proprio un gato ti”) il gatto in Veneto è sempre stato associato insieme alla volpe ( esiste anche il detto contrario però per prendere in giro un comportamento sciocco: te ghe da aver bevù late de volpe o a seconda delle zone : gheto magnà Pan e volpe ?) A un animale scaltro e furbo spesso associato o sostituito alla volpe nelle storie popolari.

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