Storia e origini del gatto
Se ami i gatti, sicuramente prima o poi ti sarà venuta la curiosità di sapere la storia del gatto, ed approfondire la conoscenza delle origini del gatto. Il gatto nella storia ha origini lontane, ed in questo articolo andremo ad approfondire le sue origini storiche.
Il gatto domestico è tra gli animali da compagnia preferiti dall’uomo e, rispetto al cane, può vivere sia da solo che con altri animali compresi altri gatti ma con le dovute accortezze. Generalmente, si adatta molto bene alla vita d’appartamento ma soprattutto alla vita da libero per la sua spiccata plasticità comportamentale.
Le sue razze sono di gran numero inferiori a quelle del cane e sono diverse tra loro a livello genetico di pochissimo anche rispetto al gatto selvatico. Tutti ormai sanno che il gatto è un carnivoro ed è un felino. Ma andiamo a conoscerlo meglio sia a livello di classificazione che di origine ed evoluzione.
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Felis silvestris catus, il nome scientifico
Se l’etimologia del nome comune gatto deriva dal latino medievale gattus (VIII sec.), latino tardo cattus (IV sec.), classico catta (Marziale, 75 d.C.), secondo la tassonomia linneana, il gatto domestico ha come nome scientifico Felis silvestris catus.
Questo nome deriva dal fatto che il gatto oltre ad appartenere all’ordine dei Carnivora, famiglia dei Felidae (felidi), sottofamiglia Felinea (felini), fa parte del genere Felis, specie Felis silvestris, sottospecie Felis silvestris catus.
Questa è l’origine del nome sia comune che scientifico, ma il nostro gatto di casa come si è evoluto?
Origini storiche del gatto
L’antenato del gatto, ovvero il felino preistorico da cui deriva, comparve addirittura 50 milioni di anni fa, di gran lunga prima della presenza dei primi ominidi ed è stato chiamato Miacis.
Da questa specie ormai estinta, di forma allungata ma dalle zampe tozze, si è evoluta la famiglia dei Felidi, da cui deriva il genere Felis, a cui appartiene il nostro gatto.
25 milioni di anni fa, invece, comparve la tigre preistorica (“gatto con i denti a sciabola” o Smilodon) decisamente molto più grande di un gatto da cui derivò lo Pseudailurus e da questo ancora l’Acinonyx, entrambi molto più simili al nostro gatto (18 milioni di anni fa).
Questi gatti preistorici erano più grandi rispetto all’attuale e con dentatura robusta ma con un cervello di più piccole dimensioni. Nelle foreste oltre ai progenitori di leoni, tigri e altri felini preistorici comparvero altri gatti preistorici, quali il Martelli, il gatto di Pallas e il gatto Dinictis, che è molto somigliante al gatto moderno (10 milioni di anni fa).
Il Felis Silvestris , dalla cui specie derivano sia i gatti selvatici che domestici, comparve, invece, tra i 900.000 e i 600.000 anni fa.
Questi è un felino di piccole dimensioni ed è presente in quasi tutto il territorio europeo, asiatico e africano perché durante il periodo glaciale si inoltrò nell’entroterra, dopodiché con il disgelo si isolò in Asia dando vita al gatto del deserto cinese (sottospecie bieti) e al gatto della giungla (sottospecie ornata); in Europa al gatto selvatico europeo (sottospecie silvestris) riservato e schivo nel contatto con gli umani; in Africa al gatto del deserto (sottospecie cafra) e al gatto selvatico africano (sottospecie lybica) – da quest’ultimo iniziò la socializzazione con l’essere umano nella Mezzaluna fertile dove nell’Antico Egitto ebbe grande importanza.
Già si comprende la sua grande adattabilità ai vari tipi di habitat che vanno dalla savana, alle steppe e alle foreste.
Le sottospecie del Felis silvestris sono principalmente cinque, tra cui il Felis silvestris lybica , o gatto selvatico africano. Leggi anche: Gatto selvatico, origini e attualità del Felis Silvestris.
Origini del gatto soriano
Dal Felis silvestris lybica ha origine il gatto soriano o gatto comune domestico.
Molto probabilmente alcuni esemplari di lybica sono stati portati dai mercanti della Mezzaluna fertile in Europa agli antichi Romani attraverso navi per proteggere le merci dalle infestazioni di topi.
Per questa sua prerogativa, il gatto si sviluppò precocemente in tutto il vecchio continente, talmente comune che non distinguendosi più una vera e propria razza si raggrupparono sotto il nome di gatto comune o gatto soriano tutti quei gatti nati da incroci senza pedigree ovvero i cosiddetti gatti meticci.
I soriani hanno un’altissima variabilità sia a livello del colore del mantello che comportamentale e anche per questo motivo che è il più diffuso in Europa, in particolare in Italia.
Leggi anche: Il gatto soriano: origini, carattere e peculiarità
Origini del gatto Europeo
Gli esemplari più belli del gatto soriano sono stati selezionati per dare origine al gatto europeo erroneamente confuso con il soriano.
Difatti, il gatto europeo fa parte di una vera e propria razza riconosciuta seguendo degli standard dopo un lungo percorso iniziato nel 1925 e conclusosi ufficialmente nel 1983.
Leggi anche: Gatto Europeo: origini, razza e prezzi
Il gatto nella storia
Se l’antenato più prossimo è il Felis silvestris lybica, per quanto riguarda le origini storiche del gatto, o generalmente la presenza del gatto nella storia, dobbiamo cercare attraverso testimonianze sia a livello di reperti fossili, che di raffigurazioni quali affreschi, sculture e monete, manoscritti, racconti (es. Esopo) e sia di credenze religiose.
Tra il 4000-3000 a.C., in Egitto risalgono resti di gatti selvatici addomesticati. Difatti, in quel periodo il gatto ha avuto una grande espansione ed è stato addirittura venerato dagli antichi Egizi: si credeva che alcune divinità prendessero le sembianze di gatto, inoltre i sacerdoti osservavano i comportamenti dei gatti ai fini premonitori.
Soprattutto, però, compresero come questo piccolo predatore, evoluto molto tempo prima, fosse utile per la caccia ai piccoli roditori che devastavano le riserve di cibo oltre a portare epidemie.
Nel 1900 a.C. risalgono, invece, raffigurazioni di gatti come animali da compagnia.
Ma sul fatto che venga considerato un animale domestico ovvero che ha subito da parte dell’uomo la domesticazione, il mondo scientifico ancora non ne è convinto!
Difatti, la biologa J. Clutton-Brock dice che “la domesticazione è il processo mediante il quale un animale viene allevato in cattività per profitto economico a vantaggio di una comunità umana che ha un totale controllo sulla sua riproduzione, sull’organizzazione del suo territorio e sul procacciamento del cibo di cui esso abbisogna”.
Leggi anche: Evoluzione del gatto e domesticazione
Ma il nostro gatto domestico è ancora molto simile al gatto selvatico sia di aspetto che a livello genetico; l’uomo non controlla la sua riproduzione, né lo ha selezionato artificialmente, al contrario del cane: le caratteristiche infantili sono solo a livello comportamentale (miagolare e fusa) e non a livello anatomico, al contrario del cane; infine, il gatto, abilissimo cacciatore, caccia da solo e anche se non ha fame!
Dunque, sicuramente questa sua grande abilità, soprattutto nei riguardi dei piccoli roditori, ha avuto un grande interesse per l’essere umano.
Quindi si può ipotizzare che o il gatto si è avvicinato all’uomo attirato dai roditori oppure fu catturato per usarlo come cacciatore di topi. Per questi motivi, sarebbe più opportuno parlare di autodomesticazione.
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