I Reflex Cats di Claudia Rocchini, la fotografa dei gatti si racconta
Un amore incondizionato per i gatti l’ha portata ad unire questa passione al suo lavoro di fotografa naturalista, diventando la “Fotografa dei gatti”. Si racconta a noi Claudia Rocchini, scopriamo assieme i suoi Reflex Cats e i suoi progetti fotografici indirizzati soprattutto ai mici che hanno bisogno.
Indice dei contenuti
- 1 Claudia, come sei arrivata ad essere “La Fotografa dei gatti”?
- 2 Cioè che tipo di foto intendi?
- 3 E quindi…?
- 4 Perché “Reflex cats”?
- 5 Hai detto che fai servizi esclusivamente a domicilio. Come mai non in studio o nelle Expo?
- 6 Che tipo di gatti ti piace fotografare?
- 7 E’ facile fotografare gatti? Che tipo di espedienti usi?
- 8 Quindi non ti dedichi solo ai gatti di allevamento?
- 9 Qual è il gatto di un tuo servizio fotografico che ricordi con più affetto?
- 10 E i tuoi gatti di casa? Ne hai? Quanti? E non sono gelosi delle attenzioni che dai agli altri?
- 11 Una storia che ha commosso i tuoi follower tanto da raccogliere quasi 1000 euro per le cure veterinarie…
- 12 Quali sono i tuoi progetti prossimi e futuri?
- 13 Che cosa consigli ai poveri umani come me che vogliono provare a fare qualche foto ai loro gatti?
- 14 C’è qualche aneddoto particolare o divertente che vuoi raccontarci?
Claudia, come sei arrivata ad essere “La Fotografa dei gatti”?
Nasco come fotografa naturalista e da
anni insegno le basi della fotografia di animali in parchi faunistici
che aderiscono a progetti di conservazione e allevamento in cattività
di specie a rischio di estinzione, tra cui grandi felini come il
leopardo dell’Amur e il leopardo delle nevi.
Il progetto
Fotografa dei Gatti nasce come verticalizzazione direi naturale della
mia specializzazione, ma l’idea mi è venuta da un doppio lutto:
l’anno scorso, dopo che sono mancati Tata e Tato, i miei due gatti
storici, ho cercato loro fotografie adatte per la stampa e,
soprattutto, ritratti di me con loro.
Con mio dispiacere mi sono
accorta di non averne di adeguate, a parte qualche selfie venuto
male: volevo farne delle stampe da appendere sopra il divano o il
letto e non tutte le foto si prestano per questi scopi.
Cioè che tipo di foto intendi?
Ritratti emotivi dei nostri gatti, che mettano in risalto la loro essenza, il loro carattere e ritratti di noi con loro. Il ritratto umano e felino deve raffigurare il rapporto simbiotico tra i due in un modo che un selfie non potrà mai restituire.
E quindi…?
Quindi ho pensato che come è capitato a me, sarà capitato anche ad altri. Ho fatto ricerche per capire se ci fossero margini per questo tipo di offerta e a maggio di quest’anno ho messo online il sito e presentato il progetto “Reflex Cats”, i gatti riflessi: servizi fotografici esclusivamente a domicilio di gatti e umani, ma anche cani, conigli, furetti e rapaci.
In aggiunta, con Stampe e idee di arredamento, offro particolari composizioni di pannelli che raccontano una storia fotografica del nostro gatto e anche corsi che insegnano a come fotografarli.
Infine, un blog, “Storie feline” con piccoli racconti dei mici che fotografo e una speciale sezione dedicata agli Sfigatti, storie a lieto fine: mi piace fotografare e raccontare le vicissitudini di quei gatti magari destinati a una brutta fine che per particolari circostanze e contingenze ce l’hanno fatta.
Perché “Reflex cats”?
E’ un gioco di parole che sigilla il mio stile: scatto su fondo nero verticale e con riflesso a specchio sul pavimento, sempre nero. Il risultato è suggestivo, perché il riflesso, a volte speculare a volte no, dona un effetto quasi magico. Per non parlare del risultato in stampa: i pannelli medio-grande formato diventano oggetti di arredamento.
Hai detto che fai servizi esclusivamente a domicilio. Come mai non in studio o nelle Expo?
Perché per il tipo di risultato che prometto, ho necessità che il micio sia il più sereno possibile e dunque nel suo ambiente familiare. E mi prendo tutto il tempo per prendere confidenza con lui. Ogni tanto mi capita di fare sessioni in studio, ma preferisco evitare di far spostare i gatti.
Nelle Expo non vado perché l’ambiente caotico, già stressante per i gatti, non permette riprese adeguate. Tieni conto che per me prevale sempre e comunque il benessere del gatto: smetto di scattare se capisco che si sta innervosendo o se ha paura. Non uso neanche il flash, responsabile della contrazione e dilatazione delle pupille del micio e non è accettabile pensare di gestire una sessione di due o tre ore flashando in continuazione gli occhi dei gatti.
Che tipo di gatti ti piace fotografare?
Tutti! La cosa bella della mia passione è che alla vigilia di ogni shooting non vedo l’ora di conoscere i miei soggetti: ogni micio è un mondo a sé, e non so mai come andranno le cose. Una delle più frequenti obiezioni che mi sento dire è che “Il mio gatto non è collaborativo, non so se riusciremo a fotografarlo”.
Ma il gatto non deve essere collaborativo, il gatto deve solo fare il gatto. Sta al fotografo riuscire a immortalarlo nel modo adeguato.
E’ facile fotografare gatti? Che tipo di espedienti usi?
Non è facile, anche se viviamo insieme a loro, sono comunque animali e non puoi dire loro di mettersi in posa o di sorridere. Ma come fotografa naturalista sono abituata ad anticipare il comportamento dei soggetti che ritraggo e, per farlo, è necessario conoscere un minimo di etologia, cioè capire quando stanno per fare un movimento e perché, e di conseguenza essere pronti a scattare. Ovviamente cercando di farli guardare verso l’obiettivo e non sopra, come spesso succede quando si usano giochini per attirare la loro attenzione.
Quindi non ti dedichi solo ai gatti di allevamento?
Assolutamente no. Gli allevatori mi chiamano perché hanno necessità di un portfolio che faccia risaltare al meglio le caratteristiche dei loro esemplari e dei cuccioli in vendita e vogliono album, tipo quelli di nozze per capirci, con gli scatti dei loro esemplari da riproduzione in ogni posa da mostrare a potenziali clienti.
E hanno anche necessità di scatti professionali per sito e social, perché gli scatti casalinghi, per quanto simpatici, sono indicativi ma fino a un certo punto.
Tuttavia io fotografo anche gatti di privati, in interni ed esterni, molti di razza “fantasia”, e spesso mi chiedono ritratti da usare come immagine profilo dei social.
Poi collaboro con veterinari e gattili per fotografare gatti di difficile adozione e aiutarli a trovare una casa.
E mi piace moltissimo fotografare i gatti randagi, i classici “gattacci di colonia”, con tutti i segni sul corpo delle mille battaglie perché dite quel che volete, ma a mio parere sono i gatti che maggiormente incarnano l’immaginario ideale del felino.
Qual è il gatto di un tuo servizio fotografico che ricordi con più affetto?
Decisamente Vito, il gatto bionico di Silvia Gottardi e Linda Ronzoni, che ho fotografato di recente e di cui ho scritto la storia. Una storia ripresa dalla stampa di tutto il mondo.
E’ un gatto cui sono state amputate entrambe le zampe posteriori a seguito di un incidente ed era destinato alla soppressione.
Ma il suo veterinario ha tentato un intervento sperimentale, mai eseguito in Italia, e di cui risulta esserci un altro solo caso al mondo: gli ha impiantato due protesi bioniche al posto delle zampe. Intervento riuscito perfettamente e che ha donato a Vito una nuova e attiva vita.
Non solo. Dopo la pubblicazione del servizio abbiamo ricevuto molti messaggi di proprietari di cani e gatti tripodi o paralizzati che chiedevano informazioni sull’intervento e il veterinario che l’ha eseguito, speranzosi di poter donare una seconda vita alle loro creature. E io sono felicissima di aver contribuito a far conoscere la storia di Vito e a ridare speranza a qualcuno.
E i tuoi gatti di casa? Ne hai? Quanti? E non sono gelosi delle attenzioni che dai agli altri?
Ne ho tre, era rimasto solo Vinicio detto Vinnie, e non ne volevo altri. Poi è andato in depressione dopo la morte di Tata e Tato e allora ok Vinnie, ti prendo una compagna ed è arrivata Lena, una splendida gattina rossa. Infine, quest’estate li ha raggiunti Tabata, una randagina con una storia tragica che stava nel mio cortile e che nutrivo da un anno.
Una storia che ha commosso i tuoi follower tanto da raccogliere quasi 1000 euro per le cure veterinarie…
Sì, volevo catturarla per farla sterilizzare, ma sparisce e ritorna dopo due mesi con un micino. Non c’era verso di avvicinarla, nonostante le portassi il cibo due volte al giorno, continuava a soffiare. Un giorno scendo e vedo lei e il piccolo accucciati vicino alla casetta che avevo preso loro, e non si allontanavano. Ho capito che c’era qualcosa che non andava e infatti… il piccolo era morto, e lei lo stava accudendo. Uno strazio.
Sono riuscita a portar via il cucciolo nonostante lei mi abbia attaccato. Poi è sparita ed è tornata dopo dieci giorni più morta che viva, barcollante e scheletrita. Con una gabbia trappola l’ho catturata e fatta curare, ma sono state necessarie cure molto costose – da qui la colletta su Facebook – perché ha il naso lesionato e così rimarrà, col mocio perenne. E’ stata tre mesi isolata in bagno e solo recentemente sono riuscita ad accarezzarla, mentre si è integrata perfettamente con Vinnie e Lena, pare li conosca da sempre.
Che dovevo fare? Non me la sono sentita di rilasciarla, ed è rimasta con me.
Quali sono i tuoi progetti prossimi e futuri?
Ho da poco iniziato una collaborazione con Davide Cavalieri di RadioBau per servizi fotografici ad animali e umani speciali: si esce insieme per interviste, video e fotografie e ci divertiamo un mondo.
In questi giorni, inoltre, verrà estratto il vincitore del concorso Schesir “Gratta il musetto e vinci” che ha messo in palio un mio servizio fotografico. Riguardo i miei progetti personali in cantiere… permettimi un minimo di riservatezza, ti posso solo dire che riguarda una campagna per incentivare l’adozione di animali adulti.
Che cosa consigli ai poveri umani come me che vogliono provare a fare qualche foto ai loro gatti?
Di imparare prima le basi della fotografia, non tanto la tecnica fotografica, intendo proprio le basi. Per esempio, inutile intestardirsi per fotografare il gatto se lo si riprende stando in piedi o tagliandogli pezzi di corpo o senza considerare dove cade la luce.
C’è qualche aneddoto particolare o divertente che vuoi raccontarci?
Una gatta di nome Tabata, da cui ho preso il nome per la mia randagina: ho fatto una fatica immane a ritrarla perché lei voleva solo starmi in braccio. Se la mettevo giù, saltava sulla sedia. Se mi sedevo, si alzava in piedi in modalità suricati e con la zampina mi picchettava sulla gamba esortandomi a prenderla in braccio. E quando fotografavo i suoi fratelli, si metteva tra me e loro strusciandosi sull’obiettivo. Di una dolcezza unica e persino commovente per certi aspetti.
Per poter terminare il servizio, abbiamo dovuto portarla in un’altra stanza e mi sono sentita in colpa tutto il tempo.
Ecco dove potete ammirare i lavori di Claudia Rocchini e contattarla:
- Sito ufficiale: www.lafotografadeigatti.it
- Pagina Facebook: https://www.facebook.com/lafotografadeigatti/
- Instagram: @claudiarocchini
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